Un’altra parola chiave per i viaggi del 2021 sarà sostenibilità. Di fronte alle sfide epocali che stiamo attraversando il concetto di turismo sostenibile e responsabile torna alla ribalta. Il Covid ha infatti imposto al mondo intero di fermarsi e riflettere.
Fino a oggi si è parlato di sostenibilità per cercare di alleviare l’impronta turistica sulle destinazioni. E se invece diventasse un modello di sviluppo duraturo per valorizzare il territorio e la vita di chi ci abita?
Una rinnovata consapevolezza per il turismo sostenibile
I viaggiatori sono sempre più pronti a viaggiare in maniera lenta, responsabile e sicura.
Secondo il 10° Rapporto di UniVerde “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo” il 74% degli italiani considera il turismo sostenibile come il più sicuro in questa fase post-Covid.
Cresce l’adesione al turismo responsabile da parte dei viaggiatori, che richiedono a loro volta una gestione più sostenibile da parte della domanda: secondo un’indagine di Booking.com “più di due terzi delle persone (69%) si aspettano che il settore dei viaggi offra opzioni più sostenibili e dichiarano di voler visitare mete alternative al di fuori dell’alta stagione (51%) anche per evitare il sovraffollamento (48%).”
Turismo sostenibile come soluzione all’overtourism
Le immagini delle calli di Venezia deserte durante la pandemia ci hanno colpito molto: da tempo destinazioni affollate come Venezia cercavano di fare i conti con l’overtourism, ovvero il turismo di massa. La pandemia ci ha portato “forzatamente” a constatare questo problema, per ripartire da capo. Le persone eviteranno destinazioni turistiche affollate ridisegnando le misure di gestione dei flussi di visitatori.
La tendenza di fare le proprie vacanze all’aria aperta e in prossimità porterà alla riscoperta di borghi sconosciuti, valli deserte e percorsi naturali autentici.
Il cosiddetto turismo lento e undertourism, che vanno a braccetto con il turismo sostenibile e si contrappongono al turismo “mordi e fuggi”, saranno un trend in crescita nel 2021.
Turismo sostenibile come rigenerazione
In un articolo del New York Times per la prima volta nel 2020 si è parlato di “viaggio rigenerativo“.
Il turismo rigenerativo proietta il turismo sostenibile a uno step successivo. Non si tratta solo di ridurre l’impatto ambientale e sociale quindi optare per strutture ricettive e mezzi di trasporto ecologici, ma anche di sostenere attivamente il territorio: scoprire e supportare progetti di restauro di beni culturali poco conosciuti, sostenere il recupero di tradizioni rurali che si tramandano da generazione a generazione, favorire i produttori locali attraverso il valore aggiunto dell’esperienza in loco.
Nelle parole del New York Times, letteralmente “lasciare un posto migliore di come l’hai trovato”.
Turismo sostenibile per il sostegno delle comunità locali
Un nuovo senso di comunità è emerso dal periodo di pandemia: molti più viaggiatori sono coscienti che, sostenendo il commercio locale e le piccole aziende, potranno dare il proprio contributo per risollevare le destinazioni dai momenti bui del 2020.
Emerge la necessità di ponderare l’impatto economico delle nostre scelte di acquisto: sempre secondo l’indagine di Booking.com “i due terzi (67%) degli intervistati vorrebbero infatti che le proprie scelte di viaggio supportassero gli sforzi per la ripresa della meta visitata e oltre la metà (55%) vuole vedere chiaramente come i propri soldi vengono reinvestiti a favore della comunità locale”.
Una cosa è certa: il desiderio di viaggiare non si è assopito, è più forte che mai, specialmente dopo questo periodo. Solo attraverso un’esperienza che rispetta la natura e la comunità locale si potrà dare un valore aggiunto al viaggio.
Per le esperienze post-pandemiche: viaggi più verdi, destinazioni meno affollate e viaggiatori consapevoli, è il vostro momento!